

Il cambiamento climatico non è un’ipotesi lontana, ma una forza viva che attraversa il nostro tempo con ondate di calore estreme, siccità prolungate e piogge improvvise.
Di fronte a questa velocità, l’integrazione della natura nella città non è più una scelta estetica o un costo aggiuntivo, ma una necessità vitale. È la nostra infrastruttura più efficace per l’adattamento e la mitigazione, l’unica capace di rigenerare suolo, aria e relazioni.
Meridiana, laboratorio internazionale di paesaggistica urbana, nasce per affrontare la crisi climatica trasformando radicalmente il modo in cui pensiamo e costruiamo le città.
La sua missione va oltre la gestione del verde: propone un nuovo paradigma che riconosce la natura come infrastruttura viva, generatrice di clima, benessere e futuro.

Ma la natura da sola non basta.
Il Mediterraneo ci consegna una lezione essenziale: gli alberi, l’acqua, la biodiversità funzionano solo se sono parte di una cultura, se dialogano con saperi antichi di gestione dell’ombra, dei venti, dei suoli, dei materiali locali e del tempo lento.
Non è il numero delle piante a rigenerare una città, ma la capacità di inserirle in un sistema che integra tecniche idriche millenarie, architetture permeabili, agricolture sapienti e comunità che se ne prendono cura.
La biodiversità ha senso solo se trova un paesaggio che la accoglie; gli alberi diventano infrastruttura solo se sono parte di un progetto che unisce tradizione e visione.
È questa alleanza tra sapere antico e innovazione contemporanea la vera infrastruttura verde del futuro.

La cultura del paesaggio: la lezione profonda del Mediterraneo
Il Mediterraneo è una scuola di adattamento climatico molto più antica della parola “clima”.
Prima ancora dell’urbanistica, gli insediamenti della costa, delle isole e dell’interno hanno sviluppato sistemi integrati che oggi definiremmo “infrastrutture verdi”: tetti bianchi riflettenti, corti ombreggiate, cisterne sotterranee, giardini pensili per il raffrescamento, muri a secco per la gestione dell’acqua e del suolo, alberi scelti non per estetica ma per funzione.
Queste pratiche non erano decorative: erano dispositivi ecologici complessi.
1 — Alberi come climatizzatori naturali
Nelle città storiche mediterranee, gli alberi non erano elementi ornamentali, ma strumenti climatici:
piantati per creare corridoi d’ombra lungo i percorsi principali;
concentrati nelle corti interne dove l’evapotraspirazione raffrescava gli ambienti;
scelti per resilienza, non per moda (olivi, carrubi, terebinti, agrumi).

2 — L’acqua come infrastruttura, non come problema
Il Mediterraneo ha sempre trattato l’acqua come un ciclo, mai come un servizio da consumare.
Le sajias arabe regolavano il flusso dell’acqua come un sistema distributivo urbano.
Le cisterne romane raccoglievano l’acqua piovana per uso domestico, agricolo e termale.
I paesaggi terrazzati mediterranei erano, di fatto, enormi macchine idriche.
Oggi pensiamo che bastino drenaggi o tecnologie di superficie. Ma senza sistemazioni del suolo, senza permeabilità, senza pendenze intelligenti, nessuna urban forest sopravvive più di uno o due decenni.

3 — La roccia e il suolo come architetture viventi
Muretti a secco, terrazzamenti, pavimentazioni drenanti in pietra calcarea o lavica non erano “estetica vernacolare”:
erano sistemi ingegneristici per disciplinare l’acqua, aumentare l’infiltrazione, evitare erosione e desertificazione.
Oggi, riprodotti in forma puramente edilizia, perdono la loro funzione ecologica originaria.

4 — La biodiversità senza paesaggio non esiste
Mettere piante ovunque non crea biodiversità.
Serve:
un mosaico di microhabitat;
una continuità ecologica;
specie coerenti con clima, suolo e uso;
una gestione comunitaria che ricrea continuità nel tempo.
Senza questi elementi, il verde urbano diventa “decorazione che si degrada”.
La lezione reale è semplice e radicale:
la natura in città funziona solo se è parte di un sistema culturale, tecnologico e comunitario.
È questa integrazione — non il numero di alberi — a generare tenacia.
La città del futuro sarà mediterranea o non sarà vivibile.

Il valore della vegetazione supera ogni calcolo economico.
Ma ogni albero, ogni giardino, ogni muro fiorito è un frammento di memoria collettiva, un richiamo alla nostra radice biofila, alla capacità di sentirci parte del vivente.
Restituire natura alla città significa restituirle la sua anima: renderla più abitabile, più bella, più accogliente, più umana.
Ripensare i nostri spazi urbani richiede di superare modelli obsoleti, riscoprendo il legame profondo tra le persone e l’ambiente, contrapponendo la lentezza e la cura alla corsa distruttiva della modernità.
È anche tempo di abbracciare una visione urbana più inclusiva, capace di accogliere le differenze, di rispondere ai bisogni reali di chi la abita, di promuovere spazi sicuri, accessibili e condivisi.
In questa prospettiva, la natura diventa uno strumento di equità sociale, capace di ridurre le disuguaglianze e rinsaldare le comunità attraverso luoghi di incontro, di sollievo e di tenacia.

Una rete internazionale di saperi e di azioni
Meridiana nasce al Sud, ma parla molte lingue.
Il progetto cresce dentro una trama di relazioni europee e mediterranee in continua espansione: contatti, scambi e dialoghi con studi, ricercatori e centri che affrontano le sfide del clima e del paesaggio urbano nelle diverse sponde del mare. Una rete viva, in costruzione, che definisce la nostra identità più profonda: un’alleanza fra culture che, per affinità prima che per confini, condividono una sensibilità comune verso la terra, l’acqua e la vita.
Accanto a questa rete ampia, Meridiana è radicata nei luoghi da cui nasce.
Collabora con realtà d’eccellenza, presìdi di biodiversità e cultura ambientale che rappresentano la parte viva di un Mediterraneo che resiste, osserva, custodisce.

Il comitato scientifico
A orientare visione e metodo, una commissione scientifica di alto profilo, composta da:
consulenti che lavorano sui temi della desertificazione e della resilienza climatica,
architetti coinvolti in organismi internazionali per la tutela del patrimonio,
docenti di botanica, ecologia, orticoltura e paesaggio,
sociologi, antropologi, ricercatori e divulgatori scientifici.
Un gruppo di pensiero che unisce rigore e immaginazione, trasformando Meridiana in un laboratorio condiviso dove la conoscenza diventa azione.
A un livello più operativo, l’associazione costruisce alleanze con imprese specializzate nel restauro dell’architettura vernacolare e della pietra a secco, con vivaisti, costruttori di biopiscine, aziende internazionali attive nelle infrastrutture verdi e nella rigenerazione naturale degli spazi urbani.
È un ecosistema plurale, dove ogni competenza trova un posto dentro un progetto comune.
Nel dialogo tra Nord e Sud, tra scienza e sensibilità, Meridiana trova la sua dimensione più autentica.


Giardini profetici e architetture predittive
Meridiana nasce oggi, ma l’impegno dei soci affonda le sue radici in oltre trent’anni di lavoro sul paesaggio mediterraneo.
Per raccontare questa continuità abbiamo scelto tre interventi storici—tre esperienze che, senza dichiararlo, hanno anticipato i temi che oggi sono al centro del dibattito climatico: suolo, acqua, biodiversità, energia.

Li chiamiamo giardini profetici perché, pur realizzati decenni fa, parlano il linguaggio del futuro.


Botanica estrema — Un tetto giardino sospeso sul mare
Su un edificio di otto piani, circondato dal mare su tre lati, è stato progettato un tetto giardino con alberi e arbusti capaci di resistere a:
salsedine
venti estremi
condizioni limite di esposizione
Un intervento di straordinaria complessità, che trasformò una superficie marginale in un ecosistema resistente e generativo.
Un laboratorio anticipatore di ciò che oggi chiamiamo biodiversità urbana in condizioni critiche.



Paesaggi invisibili — Archeologia e vegetazione come custodia
In un parco archeologico del Sud Italia, un sistema di coperture leggere ha protetto tombe del III secolo d.C. ricreando, con appena 12 cm di stratigrafia, la vegetazione spontanea originaria.
Il risultato era sorprendente:
la tecnologia scompariva, il paesaggio tornava integro, e la biodiversità del luogo veniva restituita con una delicatezza che ancora oggi appare radicale.
Fu una delle prime applicazioni di infrastruttura verde mimetica: proteggere il patrimonio culturale non costruendo sopra, ma “facendolo respirare” attraverso la natura.



Un tetto che vive di pioggia e sole
Su una struttura ricettiva venne realizzato un tetto giardino completamente autosufficiente:
bacini di raccolta progettati sulle reali esigenze idriche delle essenze
riciclo integrale dell’acqua meteorica
sollevamento dell’acqua tramite energia solare
Era un sistema che ragionava in termini di bilanci idrici, evapotraspirazione, ritenzione, cicli energetici.
All’epoca sembrava un esperimento visionario; oggi rappresenta uno dei principi fondanti dell’architettura circolare.
Un edificio che si cura da sé, con l’acqua del cielo e l’energia del sole.



Perché questi tre progetti contano ancora oggi
Ciò che li unisce non è la tecnica, ma una visione:
il paesaggio non come decorazione, ma come organismo che protegge, rigenera e trasforma.
Sono le radici da cui nasce Meridiana.
Non un archivio di memorie, ma un repertorio di intuizioni vive, che oggi trovano nuova forma nelle sfide climatiche contemporanee.

Qualche altro lavoro
I progetti realizzati trent’anni fa raccontano l’origine di un modo diverso di pensare il paesaggio.
Quelli che presentiamo oggi ne sono la continuità: la stessa visione che allora sperimentava su tetti, siti archeologici e luoghi estremi, oggi si declina in scuole, ospitalità, spazi pubblici, architetture contemporanee.
Ogni intervento recente — un giardino scolastico, un muro vegetale, una copertura pensile, un sistema di fitodepurazione — porta con sé la stessa intuizione originaria:
che la natura, quando è progettata con cura, diventa infrastruttura di benessere, di resilienza e di bellezza.
Le immagini che seguono non sono semplici realizzazioni:
sono la prova concreta di un percorso che attraversa decenni, territori e funzioni diverse, mantenendo intatta una coerenza profonda — quella di un paesaggio che cura, educa, protegge e rigenera.

Giardino verticale

Giardino per le scuole primarie

Giardino pensile

Giardino mediterraneo

Dettaglio albergo

Giardino verticale

Giardino pensile

Giardino pensile

Giardino verticale

Progetto per albergo

Quadri verticali verdi

Giardino verticale

Giardino mediterraneo

Giardino verticale

Giardino verticale

Giardino verticale

Giardino verticale

